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CHI E' E COSA FA (DAVVERO) UN PRODUTTORE MUSICALE

Il produttore musicale è il facilitatore del processo creativo. 

Crea le condizioni perché l'idea musicale dell'artista si realizzi nella sua forma più potente.

Conosce gli ostacoli tecnici, artistici e psicologici che possono bloccare il lavoro e sa come superarli.

Lo avrai già capito: il suo ruolo nel panorama musicale è fondamentale.

Eppure, in Italia pochi sanno chi è davvero un produttore musicale e cosa fa concretamente. 

Ancora meno sanno perché la sua presenza fa la differenza tra un’idea chiusa in un cassetto e una che diventa musica capace di restare.

Qui non troverai una definizione da manuale. 

Ti racconto tutto questo dalla mia prospettiva: quella di chi ha fatto di questo mestiere la propria vita, portando l'esperienza maturata a Londra fino a Taranto, dove oggi lavoro nel mio studio.


Chi è il produttore musicale…

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Il produttore prende un'idea musicale e la trasforma in un prodotto finito, pronto per essere ascoltato, distribuito e vissuto dal pubblico.

Il suo ruolo va oltre la competenza tecnica. 

Certo, conosce le tecniche di registrazione, il mixing, il mastering e gli strumenti di lavoro.

Ma il vero valore sta nella capacità di interpretare la visione dell'artista e tradurla in suoni coerenti. 

Il produttore sa esattamente cosa accade in uno studio di registrazione e mantiene il controllo del processo creativo dall'inizio alla fine, lavorando affinché tutti - l'artista e la casa discografica - siano pienamente soddisfatti del risultato.

C’è poi la dimensione psicologica, forse quella più delicata. 

Produrre musica significa entrare in relazione con l'artista, comprenderne le intenzioni, i timori, le aspettative. 

Significa creare un ambiente in cui la creatività può esprimersi al meglio, guidare il processo senza soffocare l'ispirazione.

Storicamente, il produttore è sempre stato questa figura di raccordo tra arte e pubblico. 

Oggi il suo ruolo si è evoluto: da supervisore tecnico diventa spesso coautore, contribuendo attivamente alla scrittura e agli arrangiamenti del progetto. 

Va detto che ogni produttore interpreta questo ruolo in modo personale: c'è chi resta più distante dalla parte creativa e chi, come me, vi può entrare in profondità.

Essere anche musicista - chitarrista e arrangiatore orchestrale - mi permette, quando mi è richiesto di farlo, di portare nel progetto la mia sensibilità artistica, non solo la competenza tecnica. 

È un approccio che viene direttamente da quegli anni in sala prove, quando già da adolescente curavo gli arrangiamenti della mia band di allora.


…e cosa fa concretamente

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Il lavoro del produttore inizia molto prima di premere il tasto "Rec". 

Comincia con l'ascolto: l'artista porta un'idea, una canzone abbozzata, un demo, a volte solo un'intuizione. 

Il mio compito è capire dove vuole andare quel progetto, quale suono ha in mente, quale emozione vuole trasmettere.

Da quel momento in poi, il processo si sviluppa attraverso diverse fasi che si intrecciano tra loro.

Nei prossimi paragrafi ti racconto come funziona, partendo dalla mia esperienza diretta.


La direzione artistica 

È il primo livello. Significa prendere decisioni su arrangiamenti, strumentazione, atmosfere. 

Quando ho prodotto l'EP "Figli" di Melga, per esempio, ho lavorato su composizione e arrangiamento musicale, ho composto e programmato le orchestrazioni, ho suonato chitarre, basso elettrico e batteria (su due brani). 

Ogni scelta serviva a dare forma alla visione dell'artista, arricchendola con elementi che rendessero il progetto più solido e coerente.


L'aspetto creativo 

Il produttore può limitarsi a gestire il processo, oppure può anche entrare attivamente nella parte compositiva

Io appartengo alla seconda categoria.

Sono chitarrista e arrangiatore orchestrale e questo mi permette di scrivere parti, suggerire soluzioni, intervenire direttamente nella composizione quando serve. 

Non mi fermo alla regia: porto la mia sensibilità musicale dentro il progetto.

Lavoro anche con orchestra virtuale, quindi posso offrire agli artisti arrangiamenti orchestrali complessi senza i vincoli logistici ed economici di una produzione tradizionale.

Questo però non mi impedisce di lavorare con orchestre dal vivo quando il progetto lo richiede. 

Per l'album "Il Venditore di Sogni" di Federico Monti Arduini, per esempio, ho registrato un'orchestra di circa 60 elementi agli International Sound Studios di Conversano, seguendo poi il mixing nel mio studio.


La parte tecnica 

Anche qui, stesso discorso del paragrafo precedente.

Mixing e mastering sono due fasi distinte, e spesso vengono affidate a professionisti diversi.

Io scelgo di seguirle tutte personalmente

Partecipo alle sessioni di registrazione (anche nel mio studio quando necessario), curo il suono di ogni strumento, lavoro sul mix per bilanciare le frequenze e creare spazio sonoro, arrivo fino al mastering finale.

Questo approccio mi permette di mantenere il controllo della visione sonora dall'inizio alla fine, senza che il progetto passi per mani diverse che potrebbero interpretarlo in modo frammentato.

Oggi produco anche in Dolby Atmos, un formato immersivo che permette di collocare i suoni nello spazio tridimensionale. 

Questo sistema mi consente di offrire agli artisti e alle case discografiche un prodotto che risponde agli standard più attuali del mercato internazionale.


La psicologia dell'artista 

È forse l'elemento più complesso. È spesso sottovalutato quando si inizia a lavorare in questo settore.

Ogni musicista arriva in studio con le proprie aspettative, le proprie insicurezze, la propria urgenza espressiva

Il mio ruolo è creare le condizioni perché possa esprimersi al meglio, ascoltando davvero ciò che vuole comunicare. 

A volte significa assecondare, altre volte vuol dire proporre una direzione diversa, trovare il compromesso giusto tra la sua visione e ciò che funziona tecnicamente e commercialmente.

Il risultato finale deve soddisfare l'artista, la casa discografica e me stesso, perché quel prodotto porta la mia firma

Ecco quindi che ogni progetto diventa un equilibrio tra identità artistica, competenza tecnica e attenzione a ciò che l’ascoltatore merita di sentire - e provare.


Quando serve un produttore musicale

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Un artista indipendente arriva spesso in studio con le idee chiare su cosa vuole comunicare. 

Ma tra la visione e la realizzazione c'è un passaggio che richiede competenze specifiche: strutturare i brani, scegliere gli arrangiamenti che funzionano davvero, ottenere un suono che dia carattere alla musica. 

Il produttore lavora proprio su questo.

Le case discografiche cercano produttori per un motivo diverso ma complementare. 

Quando firmano un artista, vogliono la certezza che il risultato finale rappresenti al meglio sia la sua identità che il posizionamento dell'etichetta

Il produttore diventa il punto di riferimento che tiene insieme la visione creativa del musicista e gli obiettivi commerciali della label.

Il valore aggiunto sta nella capacità di portare il progetto oltre le aspettative iniziali

Chi arriva in studio ha spesso un'idea vaga o incompleta del risultato finale. 

Dare forma a quella intuizione, arricchirla, renderla più forte di quanto immaginato all'inizio: questo è il lavoro del produttore musicale.


Il mio percorso verso la produzione

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Quando ho cominciato a suonare come chitarrista nella mia prima band, andare in sala prove era un impegno serio.

Già adolescente sapevo che la mia vita sarebbe esistita dentro il mondo della musica. 

Mi piaceva curare ogni dettaglio: il suono, le performance, gli arrangiamenti.

Questa cura per il dettaglio mi ha spinto ad andare oltre il suonare. 

Volevo capire come si registrava, come si manipolava il suono, come si mixava.

Sono andato a Londra a studiare proprio questo, lavorando come freelance e passando da diversi studi.

Il passaggio alla produzione è arrivato quasi per caso.

A un certo punto ho capito che sapere la tecnica non bastava.

Il produttore deve facilitare il lavoro del musicista, comprendere la psicologia dietro il processo creativo. È questo che fa la differenza.

A Londra ho lavorato come assistente e co-produttore agli Sphere Studios, ho insegnato, ho registrato orchestre in Bulgaria.

Ogni esperienza mi ha fatto capire qualcosa in più su come funziona davvero questo mestiere.

Oggi lavoro quasi sempre nel mio studio a Taranto ma spesso mi muovo per usare altri studi diversamente attrezzati dal mio.

Produco artisti indipendenti, collaboro con case discografiche, lavoro su progetti orchestrali, mixo in Dolby Atmos.

Essere musicista oltre che produttore mi aiuta: posso entrare nella parte compositiva del processo, non solo gestire la tecnica.

Ma, alla fine, sai qual è quell’unica variabile che fa tutta la differenza tra un produttore veramente bravo e uno mediocre?

Capire cosa vuole dire l'artista, anche quando lui stesso non lo sa ancora con precisione.


Ricapitolando

Il produttore musicale è il facilitatore del processo creativo, colui che trasforma un'intuizione in realtà sonora

È chi sa ascoltare profondamente, interpretare con sensibilità e tradurre quella comprensione in un prodotto che può competere, emozionare, restare.

La musica che resta nel tempo nasce da questo tipo di collaborazione: quando un artista trova qualcuno che sa davvero entrare nel suo progetto, valorizzarlo, portarlo al massimo del suo potenziale. 

È un lavoro artigianale, fatto di attenzione ai dettagli, competenza tecnica e soprattutto di connessione umana e artistica.

Ogni volta che un brano prende forma in studio, si crea qualcosa che prima esisteva solo nella mente di qualcuno. 

E questo, per me, resta il senso più profondo del produrre musica: dare sostanza alle idee, trasformare il pensiero in suono, creare qualcosa che può essere ascoltato e vissuto da chi non c'era quando è nato.

 
 
 

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